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Il potere sottosopra. Lo sciopero globale delle donne

«L’obiettivo è rendere visibile il modo in cui le gerarchie sociali e le posizioni sessuate sono riprodotte attraverso la violenza sessuale, le molestie sui luoghi di lavoro e la divisione sessuale del lavoro in ogni ambito. Rendere lo sciopero sociale vuol dire allora individuare e combattere la connessione tra la violenza patriarcale e lo sfruttamento che sta alla base della società neoliberale. Lo sciopero si fa sociale nel momento in cui punta a colpire i processi istituzionali e sociali di gerarchizzazione che intensificano la precarietà producendo isolamento e frammentazione. Pertanto, le diverse pratiche e le molteplici modalità di partecipare allo sciopero che si stanno adottando in tutti i paesi non riducono lo sciopero a un’azione meramente simbolica, anzi moltiplicano i tentativi di politicizzare la posizione delle donne nella società, portando i «margini al centro», come affermano le compagne inglesi della Women’s Strike Assembly. Un chiaro esempio di ciò ‒ che emerge nei diversi contributi che compongono questo reader ‒ è il tentativo di includere la lotta contro il razzismo come posizionamento femminista decisivo, iscritto nel processo dello sciopero.[...]
Oltre a implicare una trasformazione generale dello sciopero, questo processo di sollevazione globale innesca anche una trasformazione del femminismo.  Lo sciopero femminista non si presenta come lotta separatista o basata sulle identità di donne e soggetti lbgtqi+, quanto piuttosto come una lotta capace di coinvolgere migranti, precarie e operai di ogni genere, che trasforma il rifiuto della violenza patriarcale nel punto di partenza condiviso per contrastare il capitalismo, il razzismo e la violenza di questa società.

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