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Giso Amendola: antirazzismo, femminismo, welfare, questione meridionale. Dopo le elezioni politiche.

«1. La disponibilità alla mobilitazione antirazzista che si è manifestata da Macerata in poi è preziosa. Non si traduce in voti? Chi pensa che questo tipo di mobilitazioni si traduca nello spazio della rappresentanza o si possa giudicare da quella traducibilità non capisce bene come funzionano i movimenti sociali. Quello che resta importante è che c'è resistenza da sviluppare sul fronte dell'accelerazione autoritaria e della razzializzazione del conflitto - che è veramente il dato più "europeo" che ci dà questo voto, del resto dato previsto (e ben ci va che il non raggiungimento della maggioranza aritmetica delle destre ci apre una conquista di tempo, il che in questi passaggi è sempre determinante). 2. Il movimento femminista globale fondamentale era e più fondamentale diventa. Ce lo spiega anche l'America antiTrump: le resistenze forti in questi tempi stretti si sviluppano fuori dal cerchio magico del Soggetto maschio autoctono. 3. C'è una questione welfare che è la vera questione "lavoro" - tanto che la parola "reddito", ben poco pronunciata da chi avrebbe dovuto, ha comunque funzionato per chi l'ha usata per muovere al voto una generazione precaria che sarebbe rifluita nell'astensione. Le lotte nel welfare saranno ancora più centrali. 4. C'è una questione meridionale, un orizzonte meridiano, che, continuamente animato da rivendicazioni che vanno dai servizi, al welfare, al debito, affitta il proprio consenso in modo molto molto condizionato. Ed è questione "nazionale" non nel senso classico per cui il sud andrebbe in qualche modo integrato in quadro di sviluppo dato per presupposto, ma nel senso molto più forte per cui questo sud offre un punto di vista dal quale lo spazio nazionale si legge in modo radicalmente diverso. E - ci fosse capacità di invenzione - questa incerta frontiera meridiana - che ora si è manifestata ancora come "delega", richiesta incerta tra domanda di protezione e protesta antiestablishment- potrebbe diventare anche spazio di soggettivazione politica.»
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