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Cristina Morini: tutta la vita deve cambiare

«Il nocciolo anti-identitario e ”non allineato”, ribelle, libertario, anticonformista del pensiero femminista delle origini fornisce più suggerimenti di qualsiasi altro discorso. Con un’accortezza: va tenuto in conto che libertà è una parola scivolosa e facilmente viene tradotta nell’ideale assoluto di una “società aperta” dove chiunque ha diritto a vivere come crede e che rende ben volentieri accessibile il dispositivo prestazione/godimento a tutte le diversità, devianze e handicap inclusi. Per Wendy Brown, il concetto di libertà deve infatti fare i conti con una sovranità che “è turbata soprattutto da forme di potere sociale sempre più intricate,seppur diffuse” (Brown, 2012: 9). E, d’altra parte, la libertà come pratica relazionale costantemente contestualizzata e non come concetto assoluto, continua a rappresentare la più efficace misura per distinguere chi è in grado, seppure relativamente, di esercitare il controllo sulla propria vita o chi invece no, la linea che segna la linea di divisione tra coercizione e azione. 
Così, l’ultimo passaggio ci servirà per dire che il concetto di libertà va sempre coniugato con quello di giustizia sociale, per quanto anche esso strutturalmente parziale e fragile. Tutto si gioca tra libertà individuale e libertà collettiva, fuori da ogni versione femminista mainstream che ha finito con l’accettare la distrazione, il mascheramento e l’occultamento di nuove ingiustizie e contraddizioni sociali, con conseguente generazione di inedite gerarchie. Mentre le istituzioni manifestavano un crescente impegno nello studio della “condizione femminile” che ha prodotto una sorta di ossessione verso il diritto positivo in difesa delle donne, ecco che “un femminismo fondamentalmente culturale ha preso il posto di quello delle grandi lotte con una funzione di controllo e selezione delle istanze e delle voci (…) La nostra produzione ci venne largamente espropriata e addomesticata” mentre il problema del lavoro di riproduzione è rimasto inevaso (Dalla Costa, 1996).
Quale è il punto, allora? La crisi distrugge ciò che eravamo ma crea anche nuovi legami tra le persone. Come vivere una vita buona, pur dentro le nostre complesse “varietà di esilio”? » http://effimera.org/tutta-la-vita-deve-cambiare-di-cristina-morini/

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