«L’orizzonte di un «diritto alla differenza nell’uguaglianza» non ha come obiettivo
un’uguaglianza che neutralizza le differenze, bensì «la condizione e l’esigenza della
diversificazione delle libertà», come lei ha scritto. Il comunismo come può «stare» a questa riflessione?
È proprio su questo tema che si potrà pensare una transizione da una concezione «rivoluzionaria
borghese» dell’uguaglianza a una concezione «comunista». Si deve precisamente passare dall’altro
lato dell’equazione, ossia a una concezione della libertà che sovradetermina l’uguaglianza. La libertà
borghese è universale, quindi universalizzabile, ma non è veramente differenziale. Cioè la rivolta che
produce è all’insegna del diritto comune degli esseri umani a non essere discriminati per le loro
differenze antropologiche. Ma questa libertà borghese si astiene dal fare positivamente di queste
differenze e del loro libero gioco il contenuto e, per così dire, la tessitura ontologica dell’uguaglianza.
Includere l’affermazione delle differenze all’interno dell’idea di comunismo non è un gesto filologico
ma performativo: una forzatura del significato tradizionale di comunismo che tende ad adattarlo alla
nostra concezione dell’universalismo.»
https://ilmanifesto.it/etienne-balibar-il-desiderio-comunista-di-trasformare-il-mondo-e-se-stessi/
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