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Alberto De Nicola, L’Italia nel ciclo politico reazionario

«Finanziarizzazione, autonomizzazione del lavoro e indebitamento, sono indissociabili dalla demoltiplicazione del paradigma proprietario.
Ora, con la recessione economica questo modello entra in crisi per una parte significativa di popolazione: il capitale accumulato perde di valore e gli investimenti falliscono. Più che una “perversa” lotta per la sopravvivenza, gli enunciati microfascisti sono l’espressione di un delirio proprietario che trasforma relazioni sociali e i beni in “oggetti” privati da preservare e difendere (le “nostre donne”, i “nostri figli”, il “nostro territorio”…). Le moltiplicazione delle ”identità” non è altro che l’espressione culturale di un regime di proprietà.
Questa particolare angolazione, permette di dire qualcosa di diverso sulla composizione sociale del post-fascismo: nonostante questo interessi molti gruppi sociali, il suo protagonista – quello che ne forgia gli enunciati – non è affatto l’”escluso” o il “penultimo”, ma quella che Alberto Prunetti ha efficacemente chiamato Lumpen-borghesia, ovvero quel ceto arricchitosi a partire dagli anni Ottanta e Novanta nel capitalismo “molecolare” e rimasto escluso dalla nuova accumulazione di ricchezza seguita alla crisi del 2007 [...]
La percezione diffusa di accerchiamento che ci si ritrova a vivere in questi ultimi mesi non deriva affatto dalla pervasività di questa tendenza, ma dalla mancanza di forme discorsive e modelli antropologici adeguati a quella parte della società che resiste alla torsione reazionaria. L’immaginazione politica dovrebbe ripartire da qui, da nuove forme di appropriazione comune capaci di rompere la paranoia proprietaria.
Se il fascismo è il rovescio della soppressione sistematica delle alternative di vita, non ci sono “fronti” popolari, democratici o costituzionali che reggano, né l’antifascismo militante potrà da solo invertire la rotta: c’è il bisogno di reinventare dei movimenti di massa in grado di politicizzare la vita.
Le attuali ondate del movimento femminista e dei movimenti dei migranti ci dicono che sono già in corso lotte a livello globale contro questa santa alleanza tra neoliberalismo, nazionalismo e autoritarismo. Nella stessa misura con cui il ciclo politico reazionario tenderà a radicalizzarsi, le linee di frattura si approfondiranno. Siamo ora spinti a pensare che questi siano gli unici movimenti sulla scena, dobbiamo invece pensare che sono solo i primi: altri ne verranno. Prepariamoci. Prepariamoli.»https://www.dinamopress.it/news/litalia-nel-ciclo-politico-reazionario/

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