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Michel Foucault: «non immaginate che occorra essere tristi per essere militanti, anche se la cosa che si combatte è abominevole.»


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Rendendo un modesto omaggio a San Francesco di Sales, si potrebbe dire che l'Anti-Edipo è una Introduzione alla vita non fascista*. Quest’ arte di vivere contraria a tutte le forme del fascismo, che esse siano già installate o vicine ad esserlo, si accompagna a un certo numero di principi essenziali, che, se dovessi fare di questo grande libro un manuale o una guida della vita quotidiana,  riassumerei come segue:
– liberate l’azione politica da ogni forma di paranoia unitaria e totalizzante;
– fate crescere l’azione, il pensiero e i desideri per proliferazione, giustapposizione, disgiunzione, invece che per suddivisione e gerarchizzazione piramidale;
– affrancatevi dalle vecchie categorie del Negativo (la legge, il limite, la castrazione, la mancanza, la lacuna), che il pensiero occidentale ha sacralizzato tanto a lungo come forma di potere e modo di accesso alla realtà. Preferite ciò che è positivo e multiplo, la differenza all’uniformità, il flusso alle unità, i concatenamenti mobili ai sistemi. Considerate che quello che è produttivo non è sedentario ma nomade;
– non immaginate che occorra essere tristi per essere militanti, anche se la cosa che si combatte è abominevole. È il legame del desiderio alla realtà (e non la fuga nelle forme della rappresentazione) che possiede una forza rivoluzionaria;
– non utilizzate il pensiero per dare a una pratica politica un valore di verità; né l’azione politica per screditare un pensiero, come se esso non fosse che pura speculazione. Utilizzate la pratica politica come intensificatrice del pensiero, e l’analisi come moltiplicatore delle forme e dei dominii d’intervento dell’azione politica;
– non esigete dalla politica che essa ristabilisca  i «diritti» dell’individuo come la filosofia li ha definiti. L’individuo è il prodotto del potere. Ciò che occorre è «disindividualizzare» le diverse concatenazioni attraverso la moltiplicazione e lo spostamento;
– non innamoratevi del potere.
Si potrebbe arrivare a dire che Deleuze e Guattari amano così poco il potere che hanno cercato di neutralizzare gli effetti di potere legati al loro stesso discorso. Da lì i giochi e le trappole che si trovano un po’ dappertutto nel libro, e che fanno della sua traduzione un vero tour de force. Ma non sono le trappole familiari della retorica, quelle che cercano di sedurre il lettore senza che egli sia cosciente della manipolazione, e finiscono per conquistarlo alla causa degli autori contro la sua volontà. Le trappole de L’Anti-Edipo sono quelle dell’umorismo: altrettanti inviti a farsi espellere, a prendere congedo dal testo sbattendo la porta. Il libro fa spesso pensare di non essere altro che gioco e umorismo là dove tuttavia qualcosa di essenziale succede, qualcosa che è estremamente serio: la caccia a tutte le forme di fascismo, da quelle, colossali, che ci circondano e ci schiacciano fino alle forme minute che fanno l’amara tirannia delle nostre vite quotidiane.»

*François de Sales, Introduction à la vie dévote (1604), Lyon, Pierre Rigaud, 1609.

Michel Foucault, dalla prefazione a Deleuze (G.) et Guattari (F.), Anti-Œdipus: Capitalism and Schizophrenia, New York, Viking Press, 1977. Ora in Id., Dits et écrits, Paris, Édition Gallimard, (1994) 2001, vol. II, pp. 133-6, traduzione mia.

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